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È entrata in vigore l'attesa legge che crea un fondo di assistenza e protezione sociale e socio-sanitaria alle persone non autosufficienti del Veneto, garantendo così anche un aiuto alle famiglie che hanno in carico persone che necessitano di attenzione continua. La legge regionale n. 30 del 2009 istituisce infatti e disciplina il "Fondo regionale per la non autosufficienza", già previsto dalla Finanziaria veneta del 2008, che per il 2009 era dotato di 680 milioni di euro. La legge 30 impegna la Regione a garantire i servizi assistenziali alle persone non autosufficienti. Attraverso un iter che prevede la valutazione delle domande dall'Unità valutativa multidisciplinare distrettuale delle Ulss (Uvmd) e il conseguente inserimento in graduatorie, viene garantita la libera scelta nelle prestazioni sociali e sociosanitarie "non sostitutive di quelle sanitarie". A carico del Fondo sono compresi servizi di assistenza domiciliare integrata, fruizione di centri diurni o strutture residenziali, prestazioni socio-sanitarie e socio-assistenziali. Possono essere coperti anche interventi di telesoccorso e contributi e oneri previdenziali per i soggetti che assistono, nel caso della domiciliarietà anche tramite assegni di cura. Le indennità erogate dal Fondo sono integrative rispetto ad altre provvidenze e assegni statali come l'indennità di invalidità civile e le pensioni sociali Inps.
120 mila non autosufficienti. La nuova normativa interviene su ogni tipo di non autosufficienza, sia di persone anziane sia disabili. La stessa legge definisce infatti come non autosufficienti "le persone che, solo con l'aiuto determinante di altri, possono provvedere alla cura della propria persona e possono mantenere una normale vita di relazione e le persone con disabilità che necessitano di interventi socio-riabilitativi e assistenziali in modo continuativo". Si calcola che in Veneto le persone non autosufficienti siano 120 mila e che aumentino di circa l'8% l'anno, soprattutto a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Oltre un terzo sono in carico alla Regione, metà in istituti di ricovero (la Regione sostiene metà delle rette), gli altri assistiti a domicilio con contributi per assistenti e familiari. Il Fondo sarà alimentato da stanziamenti della Regione, da assegnazioni dello Stato, da donazioni e lasciti privati, dai contributi delle amministrazioni locali e da una quota del gettito regionale Irpef.
Ottima legge. "Considero la legge 30 un'ottima legge, che permette alla Regione Veneto di essere sempre avanti nelle politiche sociali per quanto concerne la valorizzazione delle persone e delle famiglie in stato di bisogno", afferma Giovanni Sallemi, direttore del Centro di servizi per persone anziane non autosufficienti Villa Bianca di Tarzo (Treviso)."La Legge 30 - continua Sallemi - tuttavia espone per il momento principi e regole generali che devono trovare attuazione nella pratica, e in particolare nell'impegno delle Aziende socio sanitarie locali a cui è demandato il compito di procedere e formulare dei propri piani d'intervento". L'auspicio di Sallemi è che si prosegua verso un sistema dei servizi che determini la domiciliarità come un diritto delle persone, sostenuto dalla comunità con interventi progettuali mirati, e che il sistema si doti sempre di più di elementi di verifica dei risultati attesi. "Auspico anche un maggior coordinamento delle aziende sociosanitarie sui servizi resi dalle residenze per non autosufficienti, al fine di ricercare sinergie operative che possano consentire una diminuzione della spesa e l'elaborazione di progetti socioassistenziali condivisi. Serve anche un servizio a sostegno delle famiglie più disagiate per affrontare le rette, cosiddette 'alberghiere', che sono elevate".
Alcune lacune. Sottolinea l'importanza dell'approvazione della legge anche Maddalena Borigo, presidente di Anffas onlus Veneto, che mette però in luce la necessità di maggiore attenzione alle problematiche della disabilità. "La legge ha delle lacune, ma sono state accolte alcune osservazioni delle associazioni che si occupano di persone con disabilità, come lo stralcio della partecipazione economica alle spese da parte delle famiglie di utenti dei Ceod, inizialmente prevista". E continua: "Come associazioni, abbiamo rinunciato a proporre altri emendamenti perché la legge potesse essere approvata, auspicando che in futuro la si possa migliorare. Nel frattempo, si tratta di valutare se la dotazione economica risponderà alle attese: la legge è positiva solo se è rifinanziata regolarmente". Borigo evidenzia in proposito come vi siano ritardi nel versamento delle quote di rilevanza sanitaria e sociosanitaria, e più di un Ceod del Veneto si trova a fare i conti con gravi problemi economici a causa di servizi prestati ma non ancora rimborsati. Rimarca inoltre con soddisfazione il punto della legge che stabilisce che le prestazioni siano erogate sulla base di un progetto individualizzato approvato dall'Uvmd dell'azienda Ulss, e auspica che siano avviati con sollecitudine i lavori di definizione dei criteri di ripartizione del Fondo ai quali sono chiamate a far parte anche le associazioni rappresentative delle persone non autosufficienti (art. 5 comma 2).
a cura di Emanuele Cenghiaro
(05 marzo 2010)
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